In questo episodio delle gemme nascoste vi presentiamo un luogo impressionante per la bellezza dei paesaggi da cui si trova avvolto. Stiamo parlando di Bassano del Grappa, certamente una gemma nascosta a molti turisti che arrivano da fuori ma molto apprezzata dagli italiani. Prima di procedere, non dimenticate di seguire le nostre pagine Facebook, Instagram e Youtube e di ascoltare il nostro Podcast.
Bassano del Grappa si trova in provincia di Vicenza, nella regione Veneto, ed è una cittadina di poco più di quarantamila abitanti, conosciuta come la capitale degli alpini. In questo articolo vorremmo raccontarvi la storia di un ponte quasi millenario che, si potrebbe dire, ne ha viste davvero di tutti i colori! La maggior parte delle informazioni sono state raccolte sul sito del comune di Bassano del Grappa.
Il ponte vecchio, o ponte degli alpini, è uno dei luoghi più suggestivi della cittadina
Uno dei simboli di Bassano del Grappa più iconici è senz’altro il ponte vecchio, conosciuto meglio come Ponte degli Alpini. Si tratta di un ponte interamente costruito in legno che unisce il centro storico al resto della città; da qui si ha una vista mozzafiato della città attraversata dal fiume Brenta, uno degli attori protagonisti di questo racconto. Il ponte ha una storia molto particolare, un po’ triste perché è stato più volte distrutto, ma anche emozionante perché ogni volta è stato ricostruito ed oggi è forse uno dei ponti più affascinanti d’Italia.
Il ponte degli alpini rinasce dalle sue ceneri
Sembra che la sua prima costruzione abbia avuto luogo nel XIII secolo, quando per la prima volta si sentì la necessità un ponte in legno che servisse come via di connessione tra Bassano del Grappa e Vicenza, per soddisfare le necessità militari della lega lombarda. Questo ponte, o un suo rifacimento, venne distrutto nel 1419 in seguito ad una piena del fiume Brenta, fu poi ricostruito nel 1498.
Ebbe vita breve, perché nel 1511, durante la guerra di Cambrai, combattuta tra le principali potenze europee e la Sererenissima Repubblica di Venezia, le truppe francesi in fuga decisero di bruciare il ponte dopo il passaggio, così da assicurarsi di non essere inseguiti.
Fu ricostruito ancora nel 1525, questa volta in pietra, ma la sua fine arrivò già l’anno successivo a causa di un’altra terribile piena del fiume Brenta. Fu tirato su ancora una volta, nel 1531, struttura in legno, ma niente da fare perché il fiume Brenta spazzò via anche questo nel 1567.
Ci pensa Andrea Palladio, un architetto geniale
Bassano del Grappa intanto era diventata parte integrante della Serenissima Repubblica di Venezia, il cui senato aveva deciso di finanziare il progetto di ricostruzione del ponte, ma con una struttura in pietra. I cittadini di Bassano non accettarono il progetto e lottarono tenacemente affinché il ponte fosse costruito in legno, e ci riuscirono.
Il progetto fu affidato ad Andrea Palladio, colui che avrebbe influenzato l’architettura veneziana e non solo per i secoli a venire. Così l'architetto disegnò un ponte raffinato, elegante ma non per questo sfarzoso, un ponte magnifico e fortissimo, infatti nei due secoli successivi resistette a ben quattro tra le più feroci piene del Brenta.
Purtroppo anche per il ponte di Palladio non ci fu scampo, il fiume Brenta se lo portò via nel 1748 con una piena di una forza mai vista prima.
Nuovo ponte, vecchia anima, stesso destino
Bartolomeo Ferracina, un bassanese famoso per i suoi grandi orologi meccanici presenti tuttora nel Municipio e nella Torre Civica, si occupò di ricostruire il ponte e lo fece in soli due anni, infatti consegnò il lavoro già nel 1750. Il ponte conservava le stesse linee e la stessa struttura del precedente costruito dal Palladio.
Inutile dirlo, anche questo ponte ebbe un destino già scritto, questa volta però non fu il Brenta a buttarlo giù ma le truppe di Napoleone. Nel 1813, dopo una feroce battaglia e sconfitte dagli austriaci, le truppe napoleoniche decisero di bruciare il ponte per evitare che gli austriaci potessero seguire la loro fuga. Così fecero, nonostante la supplica disperata degli abitanti di Bassano, decisero di incendiarlo e ripiegare.
Ancora un tentativo, ma ci sono le guerre mondiali
Ponte distrutto dai partigiani - Foto di www.ilgiornaledivicenza.it
A questo punto, con grande determinazione e un pizzico di ostinazione, nel 1821 Il comune di Bassano decise di finanziare la ricostruzione di un ponte che fosse uguale a quello palladiano. Il ponte uscì molto bello ed elegante, proprio come quello palladiano, ma soprattutto solido, così tanto da resistere all’intero corso della prima guerra mondiale. Purtroppo nel 1945, i partigiani prima e i nazisti poi, lo rasero al suolo per questioni strategiche. Anche questo ponte che sembrava potesse durare, dopo 124 anni finì distrutto.
Arrivano gli alpini
Alpini - Foto da www.cuneo24.it
Finita la guerra, nel 1948, gli alpini si interessarono alla ricostruzione del ponte che consideravano e che considerano tutt’ora un proprio simbolo, è per questo viene anche chiamato Ponte degli Alpini. Nel 1966 ritornò la grande paura, infatti una tremenda alluvione ingrossò le acque del Brenta in una maniera mai vista. Sembra che fra le arcate del ponte passarono oltre duemila metri cubi d’acqua con tutti i suoi detriti. I danni al ponte furono ingenti ma resistette; così i problemi causati dalle acque furono risolti e venne ulteriormente rinforzato. Da quel momento il ponte è più volte stato fortificato e restaurato, ma non ha mai più subito il triste destino della distruzione.
Il ponte degli Alpini, la parte più splendida dell’anima di questa città
Oggi il ponte è magnifico e non solo per la sua bellezza ma per la sua incredibile resilienza. In questo ponte, quasi millenario, i Bassanesi di ieri hanno riposto le proprie speranze, ridandogli vita ogni volta con grande tenacia e amore. Il ponte oggi è un pezzo non solo dell’architettura ma dell’anima di questa città.
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